Si definiscono haters coloro che utilizzano i social network per attaccare sistematicamente delle persone che inseriscono post o commentano senza essere d’accordo con le loro opinioni, spesso utilizzando un linguaggio scurrile, volgare al limite della denuncia o addiruttura con risvolti da codice penale.

Con l’avvento dei social network, tutti noi o quasi ci siamo esposti on line creando profili facebook o instagram sui quali raccontiamo la nostra vita, le nostre preferenze di carattere sessuale, religioso, politico o sportivo.
Mentre col profilo privato possiamo comunicare solo con chi desideriamo e quindi sono persone conosciute, soprattutto amici, quando scriviamo nei gruppi pubblici o abbiamo un profilo pubblico su intagram ci esponiamo a livello mondiale agli attacchi degli haters.
Chi attaccano gli haters?
Un hater solitamente è una persona che non ha un buon equilibrio mentale, non sta bene con se stesso oppure odia alcune tipologie di persone avendo una forte convinzione che quelle categorie di persone siano cattive da emarginare o addirittura da eliminare e ciò scatena il cosiddetto cyberbullismo.
Gli attacchi più frequenti si verificano soprattutto quando diverse fazioni di tifosi di squadre calcistiche rivali si confrontano sulle pagine social dei quotidiani sportivi come ad esempio il sito di Tuttosport, o la pagina Facebook del Corriere dello Sport.
In quel caso gli insulti spesso personali sono rivolti alla persona, alla squadra ai calciatori e spesso sfociano in minacce ed aggressioni verbali molto cruente.
Altra forma di discriminazione è quella politica, quando ad esempio un politico come Salvini o Di Maio per parlare di persone in vista scrivono qualcosa sui social e gli avversari politici gliene dicono di tutti i colori.
Ovviamente siamo in democrazia ed ognuno può dissentire dalle opinioni altrui, l’importante è farlo portando delle ragioni e con educazione. L’hater invece utilizza l’odio il disprezzo, la volgarità e l’insulto più cattivo e spregevole per insultare gli avversari arrivando addirittura ad augurarne la morte.
Spesso poi è un commento definito flame dall’inglese fiamma a far scoccare la scintilla degli haters in una conversazione che magari era partita con il piede giusto.
Le categorie maggiormente colpite dagli haters sono sempre le persone più deboli come le donne, gli immigrati e persino i bambini.
Il fenomeno peggiore è quello dell’antisemitismo: malgrado siano passati molti anni e tutto quello che è successo c’è ancora purtroppo chi se la prende con gli ebrei e con la loro cultura.
Un altro termine sinonimo di haters sono i troll che sono persone che sotto falso nome si introducono in conversazioni sul web ben avviate deviando l’attenzione dall’argomento principale e incominciando ad insultare gli altri.
La cosa migliore sarebbe ignorare queste persone ma purtroppo molti cadono nella provocazione ed incominciano a rispondere innescando una lite multimediale a catena, danneggiando anche quella conversazione che magari era molto interessante e stava portando un contributo importante su un argomento sentito.
Come difendersi dagli attacchi degli haters?

Ci sono diversi modi di difendersi dai cyberattacchi degli haters. La prima cosa da fare è bloccare i singoli utenti e segnalarli ai social network che hanno degli uffici preposti a queste segnalazioni che analizzano tutte le segnalazioni on line e procedono o con il banning temporaneo oppure addittura alla chiusura definitiva delle pagine facebook o degli account in casi molto gravi.
Spesso la diffusione di video personali in situazioni imbarazzanti, altro modo di praticare l’hating sul web, ha procurato il suicidio di ragazzini che non riuscivano a sostenere il peso della vergogna.
Queste persone sono difficili da rintracciare perchè difficilmente utilizzano la propria mail o il proprio nome reale, e quindi si nascondono dietro pdeudonimi e nickname. Ma per fortuna c’è qualcuno in grado di scovarli lo stesso come può fare ad esempio la polizia postale usando la tecnologia.
La miglior difesa per chi è fatto oggetto diretto d’odio è infatti ricorrere al reato di diffamazione (arrt. 595 del Codice Penale). Alcuni reati sono perseguibili d’ufficio, come per esempio le minacce gravi e non c’è pertanto bisogno che qualcuno sporga denuncia.
Altri su querela della persona offesa. Un discorso a parte per chi insulta intere categorie come ebrei e immigrati. La legge 13 ottobre 1975, n. 654 prevede infatti l’incriminazione per ogni forma di discriminazione. In ogni caso, quando si assiste a comportamenti d’odio online, sarebbe importante fare una segnalazione. Sarà la Polizia Postale a decidere di rimuovere i contenuti.
Per inviare una segnalazione alla polizia postale relativa a problemi legati alla cybersecurity, ad haters, troll e cyberbullisimo potete cliccare su questo link.
Nel mio ultimo libro la spunta blu offro un approfondimento sugli haters e spiego anche come comportarsi con loro nella maniera giusta.