Parlando questo pomeriggio di Steve Jobs con un amico, mi è venuto in mente un aneddoto che ha cambiato per sempre la mia vita.
Da ragazzo sono cresciuto a San Giorgio a Cremano, una cittadina di circa 80000 abitanti in provincia di Napoli. Una bella città, tranquilla, piena di verde, dove ho trascorso gli anni più belli della mia vita.
Da ragazzo, nei primi anni del liceo, uno dei miei migliori amici si chiamava Antonio Testa. Eravamo in quel periodo praticamente inseparabili. Antonio, adesso ingegnere, aveva suo padre Mario Testa, un caro amico di famiglia da parte di mamma, che era ingegnere del Comune, una persona molto importante a San Giorgio.
Aveva un ufficio a Via Buongiovanni, alla fine del Villaggio Corsicato, dove ogni tanto andavamo a bighellonare io ed Antonio.
In questo ufficio l’ingegnere aveva uno dei primi personal computer della Apple, il Macintosh: si trattava del primo PC con interfaccia grafica a icone, destinato a diffondersi su larghissima scala. Facile da utilizzare, dotato di mouse e con sistema operativo Mac OS.
Era l’anno 1987 ed il Mac era appena uscito, nel 1984.
Un giorno decidemmo di comprare una rivista di programmazione che se non ricordo male si chiamava Io Programmo e cominciammo a scrivere un programmino col tutorial presente sulla rivista apparentemente molto semplice.
Si trattava di una mongolfiera tutta colorata che doveva volare sullo schermo rimbalzando sulle pareti.
Quel progetto apparentemente molto semplice, non lo era affatto: passammo giornate intere a volte fino a tarda sera per cercare di far girare quel benedetto programma.
Finalmente dopo alcuni mesi un giorno cliccando sul tasto enter vedemmo finalmente la mongolfiera muoversi sul piccolo display di quel Mac: ricordo ancora l’emozione di quel momento e fu lì che decisi che questo sarebbe stato il lavoro della mia vita.